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Un Blog di Speranza e Vita

Unisciti a noi in questo appassionante viaggio verso la paternità e maternità, dove condivideremo testimonianze ispiratrici e ti terremo aggiornato sugli ultimi progressi in medicina riproduttiva.

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Il ringiovanimento ovarico: Promesse e speranze Vs realtà.



Immaginate di poter riavvolgere l'orologio biologico delle vostre ovaie. Sembra fantascienza, vero?

Eppure, la medicina riproduttiva moderna sta esplorando proprio questo confine affascinante e controverso. Il ringiovanimento ovarico rappresenta oggi una delle sfide più intriganti per chi si occupa di fertilità, aprendo scenari che fino a pochi anni fa appartenevano solo alla narrativa futuristica.


L’alba di una nuova era riproduttiva?


Quando parliamo di ringiovanimento ovarico, entriamo in un territorio in cui la scienza incontra la speranza. Per migliaia di donne che affrontano l’infertilità legata all’età, la menopausa precoce o l’insufficienza ovarica, queste tecniche rappresentano un bagliore di possibilità in un percorso spesso costellato di delusioni.


Ma attenzione: siamo ancora nel regno della sperimentazione. Come in ogni avventura scientifica degna di nota, i risultati sono variabili e talvolta contraddittori. Facciamo quindi un viaggio attraverso questo affascinante panorama medico, esplorando ciò che sappiamo e, soprattutto, ciò che ancora dobbiamo scoprire.


PRP: Quando il sangue diventa un alleato della fertilità


mmaginate di sfruttare il potere rigenerativo del vostro stesso sangue per "risvegliare" le ovaie. È esattamente questo il principio su cui si basa il Plasma Ricco di Piastrine (PRP).


"È come dare alle ovaie una trasfusione di energia vitale", spiegano alcuni specialisti.

La procedura è relativamente semplice: si preleva un campione di sangue, lo si centrifuga per isolare la componente ricca di piastrine – un concentrato naturale di fattori di crescita come VEGF e IGF-1 – e lo si inietta direttamente nelle ovaie. Questi fattori agiscono come messaggeri biologici, stimolando la vascolarizzazione e "riattivando" follicoli che erano rimasti dormienti.


Chi può realmente beneficiarne?


Il PRP sembra offrire i risultati più promettenti in tre categorie di pazienti:


-Donne tra i 30 e i 40 anni con bassa riserva ovarica: Immaginiamo Lucia, 38 anni, con cicli sempre più irregolari e un AMH (ormone antimülleriano) che segnala una riserva ovarica ridotta. Dopo il trattamento con PRP, potrebbe ottenere una risposta migliore alla stimolazione ormonale durante un ciclo di riproduzione assistita, raccogliendo magari 5-6 ovociti invece di 3-4.


- Donne con insufficienza ovarica precoce (POI): Pensiamo a Giulia, 35 anni, già in menopausa da due anni. In casi selezionati come il suo, il PRP potrebbe temporaneamente riattivare l’attività ovarica, ripristinando i cicli mestruali per alcuni mesi e offrendo una finestra di opportunità per recuperare ovociti.


- Donne in menopausa recente: Per Anna, 46 anni, in menopausa da solo un anno ma con follicoli ancora visibili all’ecografia, il PRP potrebbe rappresentare un’ultima possibilità di utilizzare i propri ovociti.


La grande vantaggio? È minimamente invasivo e utilizza materiale autologo, eliminando il rischio di rigetto. Ma attenzione: non tutto ciò che luccica è oro. I risultati non sono garantiti, l’effetto è spesso temporaneo e il trattamento può costare diverse migliaia di euro per un beneficio incerto.


Cellule staminali: il futuro è già qui?


Se il PRP rappresenta il presente del ringiovanimento ovarico, le cellule staminali potrebbero rappresentarne il futuro. Pensatele come "riparatrici universali", potenzialmente capaci di rigenerare i tessuti danneggiati.



ASCOT: Un trattamento pionieristico.


Il trapianto autologo di cellule staminali (ASCOT) è una procedura che sembra uscita da un romanzo di fantascienza medica. Si inizia stimolando il midollo osseo con G-CSF, un fattore di crescita che mobilita le cellule staminali. Queste vengono poi prelevate dal sangue e iniettate direttamente nelle ovaie attraverso un catetere arterioso.


I risultati? Uno studio pilota su 15 donne ha portato a tre gravidanze (una tramite fecondazione in vitro e due naturali) – numeri che suggeriscono un potenziale interessante, ma che evidenziano anche la necessità di perfezionare la tecnica.


"È come piantare semi in un terreno impoverito," spiega metaforicamente un ricercatore coinvolto nei primi studi. "A volte attecchiscono, altre no. Stiamo ancora imparando quali condizioni favoriscono la 'fioritura'."


AUGMENT: Una strada abbandonata.


Non tutte le strade pionieristiche portano al successo. Il protocollo AUGMENT®, che prevedeva l'iniezione di mitocondri estratti da cellule staminali ovariche direttamente negli ovociti, rappresenta un esempio di come la teoria non sempre si traduca in pratica clinica. Nonostante le premesse promettenti, i risultati clinici deludenti hanno portato all’abbandono di questa tecnica.


Il potere degli integratori: Alleati silenziosi o falsi amici?


Nel mondo della fertilità, anche l’approccio farmacologico non convenzionale trova il suo spazio. Alcuni composti naturali hanno mostrato potenzialità interessanti:


- Coenzima Q10: Questo potente antiossidante è come un "ricostituente energetico" per i mitocondri, le centrali energetiche della cellula. Per gli ovociti, che hanno un fabbisogno energetico elevatissimo, questo supporto può fare la differenza tra una maturazione ottimale e una compromessa.


- DHEA: Questo precursore ormonale sembra migliorare la risposta ovarica nei trattamenti di fecondazione assistita, anche se il suo meccanismo d’azione rimane in parte misterioso. "È come fornire la materia prima per una migliore produzione ormonale," spiegano alcuni specialisti..


- Melatonina: Non solo regola il sonno, ma agisce anche come un potente antiossidante nel microambiente follicolare, proteggendo l’ovocita dai danni ossidativi.


Questi approcci rappresentano opzioni complementari, particolarmente utili nelle donne con cicli irregolari o come supporto durante i trattamenti di fecondazione assistita. Tuttavia, quando le ovaie sono completamente esaurite, aspettarsi miracoli da pillole o integratori sarebbe illusorio.


OFFA: Frammentare per riattivare


Ecco un’idea controintuitiva ma affascinante: e se "perturbare" il tessuto ovarico potesse risvegliare i follicoli dormienti? La Frammentazione Ovarica per l'Attivazione Follicolare (OFFA) si basa proprio su questo principio.


Immaginate l’ovaio come un giardino dove alcuni semi (i follicoli) sono in uno stato di riposo profondo. La frammentazione chirurgica del tessuto interrompe un particolare sistema di segnalazione cellulare chiamato HIPPO, che normalmente mantiene questi follicoli in letargo. È come rompere delicatamente la dormienza dei semi per permettere loro di germogliare.


Il professor Kawamura in Giappone ha riportato casi affascinanti di donne con insufficienza ovarica precoce che, dopo questo trattamento, hanno ripreso ad avere cicli mestruali e alcune sono persino riuscite a concepire. Tuttavia, come spesso accade nella medicina sperimentale, questi risultati pionieristici si sono rivelati difficili da replicare su larga scala, anche perché la tecnica è molto invasiva.



Chi può realmente aspettarsi un "ringiovanimento"?


La verità fondamentale è che queste tecniche funzionano solo quando c’è ancora qualcosa da risvegliare. È impossibile rianimare ciò che non esiste più.


I profili più promettenti includono:


- Donne tra i 35 e i 45 anni con bassa riserva ovarica: Se Maria, 39 anni, ha un livello di AMH sufficiente e 4-5 follicoli visibili all’ecografia, potrebbe ottenere miglioramenti significativi nella stimolazione dopo trattamenti di ringiovanimento.


- Donne sotto i 40 anni con insufficienza ovarica precoce (POI): Se Laura, 32 anni, ha smesso di avere il ciclo da tre anni ma occasionalmente mostra follicoli all’ecografia, potrebbe essere una candidata ideale.


- Donne tra i 45 e i 48 anni in menopausa recente: Se Juana è in menopausa da quasi un anno ma le ecografie mostrano ancora diversi follicoli, potrebbe avere una piccola finestra di opportunità.


Quando dire "no" è un atto di onestà professionale.


È fondamentale riconoscere che esistono situazioni in cui nessuna di queste tecniche può offrire speranze realistiche:


- Per le donne sopra i 50 anni, le cui ovaie hanno generalmente esaurito completamente la loro riserva follicolare.

- Dopo una menopausa chirurgica (asportazione delle ovaie).

- Dopo danni irreversibili causati da chemioterapie aggressive o radioterapia pelvica.

- In caso di esaurimento ovarico confermato da valori ormonali e immagini, con livelli ormonali troppo bassi e riserva ovarica insufficiente.


In questi casi, l’onestà professionale impone di indirizzare verso alternative come la donazione di ovociti, invece di alimentare false speranze con trattamenti costosi e inefficaci.


Cosa ci riserva il futuro?


La ricerca non si ferma mai, e nuovi approcci stanno emergendo all’orizzonte:


- Iniezioni intrafollicolari di nutrienti: Immaginate di poter nutrire direttamente i follicoli con cocktail personalizzati di antiossidanti e amminoacidi, migliorando il microambiente in cui crescono gli ovociti.


- Terapie geniche: Tecnologie di editing genetico come CRISPR potrebbero un giorno correggere difetti mitocondriali negli ovociti, migliorandone la qualità energetica.


- Bioingegneria tissutale: I ricercatori stanno lavorando alla creazione di strutture ovariche artificiali, utilizzando impalcature biocompatibili e cellule staminali, aprendo scenari che oggi sembrano fantascienza.


Un cammino tra scienza e speranza.


Il ringiovanimento ovarico rappresenta un capitolo affascinante della medicina riproduttiva moderna, sospeso tra promesse rivoluzionarie e necessaria cautela scientifica. Non è una bacchetta magica, ma per alcune donne può rappresentare una possibilità concreta nel percorso verso la maternità.


Come in ogni frontiera della medicina, la chiave sta nell’equilibrio: tra innovazione e prudenza, tra speranza e realismo. Il futuro ci riserverà certamente nuove sorprese in questo campo, ma la collaborazione tra ricercatori e clinici resta essenziale per trasformare tecniche sperimentali in terapie validate.


Per le donne che stanno valutando queste opzioni, il consiglio più prezioso è quello di affidarsi a centri specializzati, dove l’entusiasmo per l’innovazione è sempre accompagnato da un rigoroso rispetto dell’evidenza scientifica e da una comunicazione trasparente sulle reali possibilità di successo.


Perché, nel delicato territorio della fertilità, la speranza è preziosa quanto la verità.



 

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